Le differenze territoriali nell'impatto della pandemia da COVID-19 in Italia: pubblicato un articolo nell’ambito della collaborazione tra INMP e ISS
È stato pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Public Health (IF 6,46) l’articolo “Geographic heterogeneity of the epidemiological impact of the COVID-19 pandemic in Italy using a socioeconomic proxy-based classification of the national territory”: https://www.frontiersin.org/articles/
L’articolo è stato realizzato nell’ambito di una collaborazione scientifica tra l’INMP e l’Istituto Superiore di Sanità e ha avuto l’obiettivo di valutare le differenze nell’impatto della pandemia di COVID-19 tra aree metropolitane e aree interne.
Le aree interne coprono il 34% della superficie italiana, ma solo il 9% della popolazione residente; hanno subito a partire dal secondo dopoguerra un forte processo di marginalizzazione dovuto ai flussi demografici verso le grandi città e successivamente alle difficoltà legate alla valorizzazione del territorio, che sarebbero state fondamentali per mantenere vive e attrattive le economie locali. A questo si aggiungono gli eventi naturali, ad esempio i terremoti, che hanno dato un ulteriore impulso all’abbandono dei territori. Il risultato è stato un progressivo calo demografico, la riduzione dell’occupazione e la progressiva riduzione qualitativa e quantitativa dell’offerta locale di servizi pubblici, come quelli educativi e sanitari. Esse sono tuttavia caratterizzate da grandi risorse ambientali e culturali. Per questo sono oggetto dal 2013 della Strategia nazionale per le Aree interne (SNAI), coordinata dalla Agenzia per la Coesione, al fine di contrastare la caduta demografica e rilanciare lo sviluppo e i servizi, mirando a una efficace integrazione dei processi sociali, economici ed ambientali, riducendo la polarizzazione fra sistemi produttivi e sistemi naturali, fra società urbana e società rurale, e valorizzando le forme associative tra i comuni.
Lo studio ha evidenziato che durante la fase della pandemia caratterizzata dalla variante Omicron si sono verificati peggiori esiti di salute nelle aree interne, con maggiore rischio di ricovero in terapia intensiva e mortalità.