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L’INMP: da sperimentazione gestionale a ente pubblico

 

L’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) nasce nel 2007 con decreto del Ministero della Salute, in applicazione dell’art. 1, comma 827, della Legge 27 dicembre 2006 n. 296. Tale Legge prevedeva un periodo di sperimentazione gestionale della durata di tre anni, a partire dal settembre 2007, durante il quale l’Istituto ha “costruito” un modello socio-assistenziale integrato tra le discipline mediche e le professionalità dell’antropologia, della psicologia a indirizzo etnopsichiatrico e della mediazione transculturale in campo sanitario, con l’impegno di fronteggiare, all’interno del SSN, le sfide sanitarie relative alla salute delle fasce più vulnerabili, attraverso un approccio transculturale e orientato alla persona. L’Istituto era articolato in una sede nazionale, a Roma, e in 3 Centri Regionali (Lazio, Puglia e Sicilia). Alla scadenza della sperimentazione gestionale, le attività dell’Istituto sono state prorogate per un’altra annualità, fino al 28 ottobre 2011. Durante questi anni, l’Istituto è diventato punto di riferimento per le fasce svantaggiate della popolazione italiana e per i migranti regolari e irregolari, rifugiati e richiedenti protezione internazionale, persone senza dimora, vittime della tratta e della prostituzione, minori non accompagnati, donne con mutilazioni genitali, vittime di tortura, persone private della libertà personale, ma anche per i soggetti pubblici e privati chiamati quotidianamente a rispondere ai bisogni di salute delle popolazioni vulnerabili, sia per status socio-economico sia per Paese di provenienza. La Legge n. 111/2011 ha autorizzato la proroga delle attività di sperimentazione gestionale fino al 31 dicembre 2013, chiamando l’Istituto a operare in un ambiente esterno rilevante profondamente mutato rispetto a quello originario che pur aveva generato le condizioni della sua esistenza.
 
La legge di stabilizzazione dell’INMP
Nel corso del 2011 la crisi economica in Italia è profondamente peggiorata, divenendo crisi sociale e giungendo a minare le stesse basi della convivenza civile. In tale contesto, le fasce più fragili hanno subito e subiscono sempre di più gli effetti negativi sul proprio stato di salute, venendosi a determinare peggioramenti evidenti anche sulla loro protezione da parte delle reti sociali.
L’INMP ha visto aumentare, presso i propri ambulatori, la quota dei cittadini italiani soggetti a impoverimento progressivo, i quali, provenienti da un ceto medio integrato e vitale, subiscono oggi, ancora di più, lo sradicamento dal proprio essere sociale, in una società non più in grado di accoglierli.
Il D. L. n. 158/2012, convertito con modificazioni della Legge n. 189/2012, stabilizza l’Istituto che viene individuato quale Centro di riferimento della rete nazionale per le problematiche di assistenza in campo socio-sanitario legate alle popolazioni migranti e alla povertà, nonché Centro nazionale per la mediazione transculturale in campo sanitario.
Con la stabilizzazione viene riconosciuto il risultato positivo raggiunto dal modello cooperativo con le tre Regioni (Lazio, Puglia e Sicilia) e si definisce tale modello quale costitutivo del rinnovato ruolo dell’INMP sul territorio nazionale da svolgere, da ora in poi, con tutte le Regioni italiane. Esso dovrà continuare a esplicare la propria azione attraverso l’assistenza sanitaria alle popolazioni svantaggiate, la ricerca e la formazione. L’articolo 14 del D. L. n. 158/2012 stabilisce, infatti, al comma 2, che “Al fine di limitare gli oneri per il Servizio sanitario nazionale per l’erogazione delle prestazioni in favore delle popolazioni immigrate, l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) già costituito quale sperimentazione gestionale, è ente con personalità giuridica di diritto pubblico, dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, vigilato dal Ministero della salute, con il compito di promuovere attività di assistenza, ricerca e formazione per la salute delle popolazioni migranti e di contrastare le malattie della povertà”.